15 Nov Fast fashion – Cos’è e come limitarne i danni
Nonostante se ne senta parlare con una certa assiduità solo negli ultimi anni, il fenomeno della fast fashion, non è poi così recente.
Tutto ha avuto inizio intorno agli 1960 quando le prime catene come H&M, Gap e Primark hanno aperto i loro punti vendita nei paesi anglosassoni.
Il termine “fast fashion” viene però coniato nel 1989, quando il New York Times lo utilizza per la prima volta in occasione dell’apertura del punto vendita di Zara nella città della grande mela.
Da allora, proprio questa catena è diventata un punto di riferimento di questo fenomeno, interpretando in maniera esemplare il modello di “produzione istantanea”
Cos’è la Fast Fashion?
La traduzione “moda veloce” rende molto molto bene l’idea del significato di questo fenomeno, anche se comunemente si utilizza l’espressione inglese.
Si tratta di un modello di produzione che vuole rendere all’abbigliamento accessibile a tutti, limitando al massimo i costi e rispondendo a tutte le tendenze della moda.
Tutto questo ad un prezzo molto alto che ha conseguenze gravi sulla vita di tutti noi.
Come professional organizer, il mio obiettivo avere e diffondere uno stile di vita organizzato e sostenibile, per questo vorrei analizzare con te alcuni aspetti della fast fashion.
Quali sono le conseguenze della fast fashion?
Come ti dicevo il prezzo da pagare per questa moda accessibile a tutti è piuttosto alto e riveste molti aspetti della nostra vita.
Vediamone alcuni:
Impatto ambientale
Si stima che la produzione annua di capi di abbigliamento si aggiri intorno ai 15 miliardi di capi.
Ciò richiede grandi quantità di risorse naturali, tra cui acqua e energia.
Inoltre, l’uso di sostanze chimiche tossiche per la tintura e il trattamento dei tessuti inquina i corsi d’acqua nei Pesi di produzione, dove spesso i controlli di tipo ambientale non sono molto rigidi.
Condizioni di lavoro
I lavoratori delle fabbriche di fast fashion spesso operano in condizioni precarie, con salari bassi e orari di lavoro estenuanti.
In questo settore, spesso vengono sfruttate donne e bambini, che lavorano anche fino a 16 ore al giorno con uno o due giorni di pausa al mese. Tutto ciò per uno stipendio che sarebbe per noi inaccettabile e in condizioni di sicurezza decisamente non idonee.
A Dacca, in Bangladesh, nel 2013 ci fu un crollo di una fabbrica di abbigliamento e morirono più di mille persone.
La notizia fece molto scalpore e le aziende coinvolte vennero criticate, ma purtroppo da allora nulla è cambiato.
Rifiuti Tessili
Gli abiti della fast fashion sono prevalentemente di bassa qualità e tendono a deteriorarsi rapidamente, finendo in discarica dopo pochi utilizzi. Questo contribuisce alla crescente crisi dei rifiuti.
Si stima infatti che ogni anno vengano prodotti 92 milioni di rifiuti tessili nel mondo, 5,2 milioni in Europa. In pratica circa 12 kg per abitante.
Per il loro smaltimento si produce ulteriore inquinamento di acque e gas serra.
Discariche a cielo aperto
Un’altra strada che prendono i vestiti che non vogliamo più è quella verso i paesi del terzo mondo, dove alcune Nazioni, in particolare il Ghana acquistano balle di vestiti usati sperando di poter dare loro nuova vita.
Purtroppo, la pessima qualità dei capi della fast fashion fa si che molto spesso non possano essere rivenduti o riutilizzati e questo va ad inquinare un habitat naturale.
Nella città di Accra, sede della più grande discarica di capi usati di Old Fadama, anche la spiaggia e il mare sono ormai invasi da capi di abbigliamento che rilasciano sostanze nocive.
Persino nel deserto di Atacama, in Cile, ci sono distese colorate di vestiti usati che stazionano in discariche illegali a cielo aperto, che vengono di tanto in tanto bruciate, sprigionando sostanze nocive danneggiando l’ambiente.
Come Limitare i Danni della Fast Fashion
Ecco alcuni suggerimenti su quello che puoi fare da subito per limitare i danni della fast fashion:
Organizza il tuo armadio
Un armadio ben organizzato ti aiuta a vedere chiaramente cosa possiedi. Crea anche una maggior consapevolezza di quale sia il tuo stile.
Questo ti eviterà acquisti impulsivi di capi simili a quelli che hai già, doppioni o di vestiti che non indosserai mai.
Adotta un approccio minimalista
Riduci la quantità di abbigliamento che acquisti.
Concentrati su capi versatili e di buona qualità e che durano nel tempo da mixare e abbinare per creare diversi look.
Un guardaroba minimalista non solo è più facile da gestire, ma riduce anche la domanda di nuovi capi, diminuendo così l’impatto ambientale.
Utilizza il second hand
Dai una seconda vita ai vestiti acquistando in negozi dell’usato, mercatini o piattaforme online di second hand.
Questo non solo riduce la domanda di nuovi capi, ma ti permette anche di trovare pezzi unici e di qualità a prezzi più bassi.
Inoltre, quando fai decluttering nel tuo armadio, valuta quale strada potrebbero prendere i vestiti che non vuoi più e fai il possibile per rimetterli in circolo.
Rivendili in mercatini o su piattaforme on line oppure donandoli ad associazioni che sono attive sul territorio e che facciano arrivare questi capi a persone effettivamente bisognose.
Ripara e Riutilizza
Per avere un armadio sostenibile ricorda di verificare se un capo può essere riparato o riutilizzato. Piccoli interventi come sostituire bottoni, riparare cuciture o rammendare buchi possono prolungare la vita dei tuoi vestiti.
Conclusione
La fast fashion ha un impatto devastante sul nostro pianeta e sulle persone che lavorano nel settore.
Tuttavia, come consumatori, abbiamo il potere di fare scelte più consapevoli e sostenibili.
Adottando pratiche di consumo responsabile e organizzando meglio i nostri armadi, possiamo ridurre significativamente i danni causati dalla fast fashion.
Scrivimi pure la tua esperienza o le tue considerazioni nei commenti.
Se hai bisogno di ulteriori consigli su come organizzare il tuo guardaroba o adottare uno stile di vita più sostenibile, non esitare a contattarmi.
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